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Le ore più belle del sonno, quelle per così dire più saporite, non sono le prime e neppure quelle a metà dormita, bensì le ultime, quando manca poco al risveglio. Perché è allora che i sogni si susseguono e si confondono in una fantasia caleidoscopica. Essere interrotti bruscamente durante il culmine dell'attività onirica per ripiombare di colpo nella realtà quotidiana procura una sofferenza tormentosa, uno stato di doloroso smarrimento.
Heidi fu strappata dall'inconscio benessere da uno squillo del telefono e da un simultaneo bussare alla porta. Con la mente ancora annebbiata, sollevò il ricevitore, mormorando con la voce impastata: «Attenda un attimo, per favore» e scese dal letto, barcollando, per aprire la porta, accorgendosi appena in tempo d'essere nuda. Afferrato l'accappatoio dalla valigia, se lo infilò e aprì. Un fattorino sgusciò oltre il battente socchiuso con l'agilità di un'anguilla e posò sul tavolo un grande vaso di rose bianche. Heidi, ancora semiaddormentata, gli diede una mancia e tornò al telefono. «Mi scusi se l'ho fatta attendere. Sono il comandante Milligan.»
«Buongiorno, comandante. Spero di non averla svegliata.» Era la voce di Jack Murphy, dell'archivio storico del senato.
«Dovevo alzarmi in ogni caso», rispose lei, tentando di soffocare sotto un tono cordiale la voglia omicida che le ribolliva dentro.
«Mi sono detto che forse le avrebbe fatto piacere sapere che la sua richiesta ha fatto scattare una molla nella mia memoria; quindi ieri sera, dopo l'orario di chiusura, mi sono messo alla ricerca e ho scoperto qualcosa di molto interessante.»
Heidi si stropicciò gli occhi ancora annebbiati. «L'ascolto.»
«In archivio, non c'era niente relativo alla firma di un trattato del 1914, però ho trovato una vecchia foto di William Jennings Bryan, che a quel tempo era il segretario di Stato di Wilson, ripreso mentre sta salendo in automobile insieme col sottosegretario Richard Essex e con Harvey Shields, che nella didascalia è indicato semplicemente come rappresentante del governo di Sua Maestà britannica.»
«Non vedo quale rapporto ci possa essere con l'oggetto della mia ricerca», obiettò Heidi.
«Mi scusi, il torto è mio perché non mi sono spiegato bene. La fotografia in sé dice poco o niente, però sul retro, nell'angolo di sinistra in basso, c'è una breve nota a matita che si riesce a leggere a malapena. Porta la data '20 maggio 1914' e dice: 'Bryan mentre esce dalla Casa Bianca con il trattato nordamericano'.»
Heidi strinse forte il ricevitore. «Quindi il trattato esisteva veramente.»
«Io suppongo che in realtà fosse stata avanzata soltanto la proposta di stipularlo.» La soddisfazione per la fruttuosa ricerca trapelava chiaramente dalla voce di Murphy. «Se desidera una copia della fotografia gliela posso far avere, dietro un modesto rimborso delle spese.»
«Sì... sì, la ringrazio. Mi potrebbe far avere anche la fotocopia ingrandita dell'appunto scritto sul retro?»
«Certo. A partire dalle tre del pomeriggio potrà ritirare il tutto.»
«Splendido. E grazie ancora.»
Heidi riappese e tornò a sdraiarsi sul letto, cullandosi nell'intimo compiacimento di aver ricevuto conferma delle proprie previsioni. In ultima analisi, qualcosa di tangibile era saltato fuori. Solo più tardi si ricordò dei fiori. Al gambo di una delle rose era appeso un bigliettino: «Senza uniforme, sei affascinante. Perdonami, se non mi hai trovato accanto a te, al risveglio. Dirk».
Si accostò la rosa alla guancia e socchiuse le labbra, in un lento sorriso.
Le ore trascorse con Pitt le si ripresentarono alla mente come riviste attraverso un vetro smerigliato, visioni e suoni fusi insieme in una sorta d'irrealtà sognata. Solo il ricordo del contatto tra i loro corpi indugiava con chiarezza nel suo animo, insieme con una sensazione ardente, dolorosamente deliziosa. Pur con riluttanza, scacciò dalla mente il sogno a occhi aperti e dal comodino accanto al letto afferrò l'elenco telefonico di Washington. Segnando con l'unghia il numero stampato in caratteri minuscoli, lo compose e attese. Al terzo squillo, una voce disse: «Ministero degli Esteri. Desidera?»